16 feb 2013

Il Festival Monotòno

Lo so, vi ho delusi tutti quanti: il mio solito chiodo fisso verso il trash, che mi porta ogni anno a commentare Sanremo con la stessa verve del povero Pizzul durante i mondiali, quest'anno non ha avuto luogo né sfogo. Ebbene sì: mi sono annoiata. Ho fatto zapping, lo confesso. E ho anche un po' smanettato con Ruzzle mentre Fazio e "Lucianina" (alla quale va il merito di avere aperto la manifestazione con la parola "culo", per lo meno) si dannavano per dimostrare che questo - ah, sì, questo sì - è un festival diverso.


Bisogna dirlo: lo è davvero. A parte le gioie che mi ha regalato Maria Nazionale (ah, i bei tempi di "ma io quest'uomo lo amo"!), vestita come una centrifuga rapa rossa e zenzero, niente ha davvero contribuito a staccarmi dal tablet, mollare il demoniaco scarabeo digitale e fiondarmi a fare un serio liveblogging. Non ce l'ho fatta. Troppo moscio. Floscio. Serioso, ma senza esserlo veramente. Il risultato di un blando tentativo di un altrettanto blando omuncolo, quale è Fabio Fazio, di non risultare fastidioso. C'è riuscito così bene che a ogni canzone, dietro le quinte, secondo me gli dovevano fare una rianimazione col defibrillatore per sembrare ancora vivo.

La Lucianina è stata prevedibilmente tranquilla. Il guinzaglio c'è anche se non lo vediamo, perché è andata in onda con gli effetti speciali. Tipo quelle poppe enormi che a un certo punto pure Fazio è sembrato vivo, anche se è durato poco.

Non ho molto da dire, prima di questa finalissima senza batticuori, se non che il "mio" preferito c'è, chiaro, e merita di arrivare primo per tanti motivi: il coraggio di prendere in giro senza girarci intorno, la genialità, la bravura compositiva e l'ironia sfacciata. 

Da domani l'Italia dovrà svegliarsi a un suono preciso: un bel DO, di petto, di chiappa, come lo volete, purché sia MONONOTA. 

Forza ELII!




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