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Il Cappellaio Matto esiste, ed è tra noi

CLAUDIA TOLONI

La fotografia delicata dei nostri ricordi

VALENTINA SCOCCA

L'occhio interiore di un'artista

25 set 2011

Flash!

Vi ricordate Valentina Scocca? Potete cliccarla al concorso Leica X1 Talent, volto a scoprire nuovi talenti della fotografia italiana. E, visto che di talento si tratta, che aspettate? Cliccate su "like" e retwittate per aiutarla a farsi notare. SUBITO!

Lava Lava Love: una calda colata di malinconica bravura

Lo so, è un momento in cui qualsiasi lavoro un po' più elaborato viene etichettato "indie" senza voler dire nulla ma partendo dalla mera intenzione di scollegarlo da mainstream e pop, e ci siamo tutti un po'stufati di utilizzare questo termine a sproposito, anche se non abbiamo ancora capito cosa dovremmo invece considerare "a proposito". Comunque, in questa sede mi tocca individuare i bravissimi Lava Lava Love come indie band, ma li assolvo dall'arduo compito di essere all'altezza delle aspettative dell'ascoltatore pretenzioso, quello che vuole qualcosa di davvero indipendente, davvero originale, davvero nuovo senza avere bene un'idea in testa, perché questo gruppo, che nasce nel 2010 da un'idea di Vittorio Pozzato e Massimo Fiorio (rispettivamente tastierista e bassista dei Canadians) e che si fonda su sonorità retrò, 60es e pure pop, è davvero in gamba. Smetta quindi di farsi strani giri mentali l'acquirente indienerd, e si metta comodo all'ascolto del loro disco d'esordio, A Bunch of Love Songs and Zombies, un piccolo gioiellino nascosto nel cumulo delle assai noiose proposte degli ultimi tempi.
Le atmosfere british, "piovose" e malinconiche di questo lavoro vintage e al contempo perfettamente moderno tracciano il concept che collega le 11 tracce: introdotte dal semplice e diretto suono della chitarra, talvolta decorate dal banjo di Luca Valentini, narrate dalle voci pulite ed espressive di Vittorio Pozzato e Florencia Di Stefano (che pare lei stessa uno strumento, nonostante venga definita "cantante un po' per caso"), si snodano attraverso tramonti interiori, sguardi alla finestra, pensieri scritti ancora con la penna, su carta, che culminano in perfezioni sorprendenti, come in "Another Happy Song", forse il brano più distintivo di tutto l'album. Impossibile non farsi venire in mente i Beatles, impossibile non collocarli in uno stream già conosciuto; ma l'emotività del lavoro ne fa un prodotto di qualità che si distacca dagli esperimenti sonori di parecchi gruppi contemporanei, che partono con l'idea di creare qualcosa di nuovo partendo dal passato e poi si fermano inesorabilmente all'autocopiatura (esempi "eccellenti"? Pensate a che fine balorda hanno fatto gli Oasis, ridottisi a utilizzare le stesse basi per numerosi brani. Che flop e che vergogna, per un gruppo che si definiva "la migliore band in circolazione"! Se fosse stato vero sarebbe morta la musica e noi con lei). Qui c'è un desiderio di esprimersi, sullo sfondo, una genuinità di idee e di sentimento, che promette proprio bene; d'altra parte i musicisti, come i poeti, non hanno bisogno di cercare quel che vogliono dire: lo vedono riflesso anche in un semplice bicchiere di "sparkling wine" e nella sensualità che sta nello sfiorare le corde di una vecchia chitarra.

Bravi, consigliati, voto 8 pieno.

i Lava Lava Love sono:

Vittorio Pozzato - voce, chitarra
Massimo Fiorio - basso
Florencia Di Stefano - voce
Oliviero Farneti - piano, synth, basso e chitarra
Luca Valentini - batteria, chitarra, banjo

5 ago 2011

I Black Sabbath tornano in forma smagliante grazie ai Phenomena

Nel 1972, sulla mitica rivista Creem, Lester Bangs afferma che i Black Sabbath sono una band "moralista", "esattamente quanto lo sono Dylan o Burroughs, e come tutti quegli artisti che tentano di affrontare una pesante situazione attuale in modo onesto", e li definisce addirittura "forse il primo gruppo veramente rock-cattolico". Per altri i Black Sabbath erano soltanto una delle tante band che si fondano sul proprio mito, sull'immagine di Ozzy e sulla sua provocazione splatter (vedasi il famosissimo e ormai noiosissimo pipistrello al quale ha staccato la testa con un morso). La verità si dice che stia in mezzo, ma io tendo a pensarla come Bangs e considero i Black Sabbath uno di quei gruppi che fanno parlare ancora di sé perché, che lo si creda o no, il messaggio che lanciano parte davvero, forse superficialmente, ma perlomeno arriva. E se ci sono gruppi che ancora oggi celebrano la loro musica con rigore e rispetto del loro sound e di quel sottile filo conduttore - inconscio o meno - di cui sopra, probabilmente quello stesso messaggio non è destinato a perdersi. Ascoltando Into the void, primo album della band tributo ai Black Sabbath  "Phenomena" ho subito pensato a un' eredità: il gruppo ha un'immagine molto moderna, seppur mantenendo l'aspetto dark, più vicino ai nuovi gothic tedeschi che all'oscuro signor Osbourne; il disco, però, ha mantenuto in tutto e per tutto un suono vintage ma che dimostra l'attualità della materia, e bisogna ammettere che la vicinanza vocalica tra il performer Matias Briamonte e Ozzy è davvero notevole. L'esecuzione dei brani rispetta con rigore la traccia originale negli accenti e nelle atmosfere (come per esempio l'effetto pioggia all'inizio di "Black Sabbath"); il chitarrista Matteo Culosi accompagna la voce di Briamonte nel percorso sonoro di cui la batteria di Davide Tavecchia (già Army of the Universe) e il basso di Tony Alemanno disegnano con precisione il tracciato ritmico. Un buon lavoro, davvero: un tributo nel senso pieno del termine, un omaggio all'arte di Osbourne & C. da parte di musicisti giovani ma di livello.

I Phenomena sono disponibili a fissare date per la prossima stagione in giro per l'Italia: io li ho già prenotati; voi intanto fatevi un giro sul loro myspace o sul loro canale youtube.

Per info:
http://www.youtube.com/user/phenomenatribute
http://www.myspace.com/phenomenatributeband

Per scaricare il cd gratuitamente:
http://www.reverbnation.com/phenomenablacksabbathtributeband

11 lug 2011

Levanto d'estate si riempie di note

Come ogni anno, l’estate levantese sarà scandita da appuntamenti di grande richiamo per gli appassionati di musica classica. Debutterà infatti il 15 luglio la XX edizione del festival dedicato a Massimo Amfiteatrof, definito dalla critica internazionale il “Caruso dei violoncellisti”, che trascorse l’adolescenza nella cittadina ligure, mantenendo con essa uno stretto rapporto affettivo fino alla morte, che qui lo colse nel 1990.

Nato il 27 febbraio 1907 a Parigi dal letterato Aleksandr Valentinovič e dall’attrice e cantante Ilarija Vladimirovna, Massimo Amfiteatrof emigrò in Italia con i genitori e i fratelli Vladimir, Roman e Danil, a sua volta celebre musicista, allo scoppio della Rivoluzione russa.
Dopo aver vissuto per un periodo a Cavi di Lavagna, Amfiteatrof si stabilì a Levanto con la sua famiglia, dove si narra che, a soli 17 anni, fu chiamato da Arturo Toscanini a ricoprire il ruolo di primo violoncello solista presso il Teatro alla Scala.

L’imminente edizione del Festival, promosso dall’Associazione Festival Amfiteatrof, e nato come omaggio all’affetto che ha sempre contraddistinto il legame tra Amfiteatrof e i levantesi, quest’anno festeggerà il suo ventennale e conterà sette concerti, dislocati nelle suggestive cornici della chiesa di Sant’Andrea, di Villa Agnelli, e – riprendendo nuovamente una tradizione distintiva – nelle incantevoli frazioni di Montale e Chiesanuova.

Fra i principali appuntamenti in calendario, ricordiamo il concerto inaugurale che avrà luogo il 15 Luglio presso la chiesa di Sant’Andrea; protagonista, l’ Ensemble Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, composto da musicisti appartenenti a una delle più antiche e autorevoli orchestre europee, che eseguirà brani di Pierné, Ravel, Debussy, nell’ottica di un percorso che parte dall’impressionismo francese e abbraccia il classicismo di Ferruccio Busoni, musicista di formazione mitteleuropea e tedesca. Il 27 luglio, sempre a Sant’Andrea, si terrà il concerto della prestigiosa Orchestra di Padova e del Veneto, diretta da Giorgio Mezzanotte, che riveste anche il ruolo di Consigliere dell’Associazione Festival Amfiteatrof, con la partecipazione di Stefano Guarino, uno dei maggiori giovani violoncellisti emergenti. Programmata per l’ 8 agosto è invece l’esibizione del trio operistico di Manami Hama, soprano, con il tenore Francesco Paccorini e il pianista Gianfranco Iuzzolino, a Montale. Da segnalare anche la presenza, prevista per l’ 11 agosto a Villa Agnelli, del celebre artista poliedrico Moni Ovadia, che in sede del festival presenterà uno spettacolo dal titolo “Canti dell’esilio del popolo ebraico”, in collaborazione con i musicisti Fiore Benigni, organetto, e Paolo Rocca, clarinetto, accompagnati dalla splendida voce di Lee Colbert. A chiudere la manifestazione, in un virtuale percorso circolare che si concluderà nuovamente a Sant’Andrea il 27 Agosto, sarà la violinista russa Elena Denisova, che eseguirà in solo un repertorio di brani che viaggeranno dalla “Sonata in sol minore” di Bach al “Recitativo e scherzo” di Kreisler, che suggellerà il Festival in un “tumultuoso e pirotecnico tripudio di note”.

22 mag 2011

Antonella Boralevi - "Una vita in più"

All'inizio questo libro non mi era piaciuto. Lo trovavo un po' noioso, questo Ernesto, il professore omosessuale, e quella macchietta che è Lola, la ragazza calabrese, protagonisti della storia. Una storia che si apre con due persone molto sole, ciascuna con un passato che non riesce a dire, che non riesce a esorcizzare. Due persone agli antipodi, che hanno difficoltà a rapportarsi con la realtà, e preferiscono nascondersi: Lola tra gli emarginati, Ernesto nelle carte del suo studio. E poi c'è José. Giusto, di persone sole ce ne sono tre. Perché anche se è piccino, José, non è meno solo degli adulti che si ritrova intorno. Mi sembrava tutto già detto, già letto, un po' strano, quasi banale.
C'è però un percorso, a metà della narrazione, che si scorge, e man mano che lo si percorre si capisce che non è tutto qui, che non ci sono soltanto delle mere vicende, degli espedienti narrativi, ma forse un messaggio più forte, e che anche se si comincia con tre persone sole non è detto che si debba necessariamente finire con tre persone sole. Ernesto è un matematico: e in fondo anche il lettore lo sa bene, che 1+1+1 fa 3. E che a ogni addendo si possono aggiungere altri addendi. Alla fine del tragitto, quella "vita in più", potrebbe non essere una soltanto.

Per acquistarlo online:
http://rizzoli.rcslibri.corriere.it

29 mar 2011

La lunga attesa di Penelope

Penelopeitalia.org, non è un sito qualunque. Ne avevo già parlato dalle pagine del "Gazzettino", per voce di Paola e Vincenzo Lorenzelli, parenti di Riccardo, scomparso l'11 Marzo 2008 da Genova e - ad oggi - non ancora ritrovato. Con loro avevo fatto il punto della situazione, ed eravamo arrivati qui (cito dal mio stesso articolo del 24 Febbraio 2010): “L’associazione sta cercando di fare approvare un’importante proposta di legge che è ferma da tre legislature e che prevede la creazione di un prefetto permanente, al momento sostituito da un Commissario Straordinario, che possa coordinare le istituzioni nella ricerca delle persone scomparse; soprattutto, offre un concreto supporto psicologico, perché le nostre vite di punto in bianco cambiano, rimangono sospese in attesa del ritorno di chi abbiamo perduto. Le famiglie colpite, infatti, subiscono più di tutto la sensazione di abbandono che segue i primi interventi delle forze dell’ordine, il più delle volte i casi vengono trattati come allontanamenti volontari, oppure, dopo le prime indagini, la macchina istituzionale si blocca e diventa difficile fare passi avanti se non occupandosi in forma privata delle indagini”.
Poco più tardi rispetto alla pubblicazione di questo articolo, si era mosso qualcosa che aveva fatto ben sperare non solo la famiglia Lorenzelli, ma tutti coloro che attendono notizie sugli affetti scomparsi. Questo update sull'argomento smentisce però le aspettative, ed è purtroppo amaro. Spiega Paola Lorenzelli:  "Il testo unico fermo da tre legislature che doveva contenere una serie di articoli relativi agli scomparsi (rendere ordinario il commissario straordinario presso il ministero dell'interno, istituire un iter da seguire per la ricerca immediata delle persone scomparse nelle prime ore, rendere attiva la banca dati dei dna, etc.) è stato ridotto a un unico articolo in cui si afferma che i familiari che non sporgono denuncia in tempi brevi verranno puniti con una multa da 500 a 2000 €".  Nessun supporto, quindi, nessun aiuto, ma anzi, un'ulteriore beffa che si aggiunge al dolore di non sapere più che fine ha fatto il proprio caro. "La I^ Commissione ha approvato improvvisamente e in silenzio, con un vero e proprio blitz concordato tra maggioranza e opposizione, senza consultare né i presentatori del testo di legge, né i familiari degli scomparsi, né tantomeno il commissario Straordinario per le persone scomparse, un  testo totalmente nuovo che non accoglie le proposte di legge abrogando e praticamente cancellando la 'NOSTRA' proposta e paventando, con mera propaganda, pretestuosi alti costi finanziari " affermano sul sito di Chi l'ha visto  i portavoce dell' Associazione Penelope. Stando alle ultime dichiarazioni il Senatore Saltamartini, che si occupa della suddetta legge, intende portare avanti la proposta nei termini in cui è stata riformulata: "Il senatore afferma che questo articolo dovrebbe permettere alla legge stessa di essere mandata avanti pur non avendo bollinatura della ragioneria di stato", conclude Paola Lorenzelli, "e che la multa servirebbe a isolare preventivamente le ipotesi di reato in caso di scomparsa, proprio perché in presenza di reato non verrebbe fatta alcuna denuncia, ma si tratta comunque della minoranza dei casi". Il 7 Aprile la Presidentessa Nazionale di Penelope, Elisa Pozza Tasca, sarà in senato per l'audizione: ci auguriamo che venga data voce alle famiglie degli scomparsi e che si prenda atto concreto di tutte le loro istanze.

1 mar 2011

L'ossessione di Sven per le case

La lingua inglese, per esprimere il concetto "casa", utilizza due termini distinti. "house", per descrivere l'edificio, l'involucro che contiene l'ospite, e "home", termine astratto che indica invece l'insieme di affettività, di sentimenti, sensazioni, proiezioni dell'uomo nei confronti dello spazio in cui vive. L' endiadi esprime il concetto unitario di spazio che occupiamo e in qualche modo riempiamo ogni giorno di noi stessi. Per questo, a un certo punto, diventa impossibile scindere home e house da ciò che consideriamo casa: essa diventa un aspetto della nostra vita che ci rappresenta tanto quanto la nostra immagine. In altre parole, vivendo nell'edificio, insuffliamo in esso un'anima, la nostra.
Dev'essere stato questo che ha notato l'artista tedesco Sven Fennema, la prima volta che ha fotografato una casa abbandonata: se c'è un soffio vitale, allora dev'essere reso visibile.



















Sven Fennema, nato a Xanten (Germania) nel 1981, lavora nell'ambito della tecnologia delle comunicazioni, nel tempo libero si occupa di fotografia e ha una vera e propria fissa per i luoghi abbandonati. L'aspetto interessante che fa di lui un artista a pieno titolo è che, sposando l'inquadratura inusuale con il sapiente utilizzo delle luci e degli effetti digitali, le fotografie di Fennema appaiono  - per paradosso - artificiose, quasi dipinti su tela, ma è proprio questa caratteristica a renderle "living pictures", così come egli stesso ha intitolato il progetto: immagini viventi.


Gli spazi sono dilatati, i dettagli congelati nel tempo, eppure palpitanti; emergono, a seconda del punto di vista dell'artista, l'intimità dello spazio familiare o l'imponenza architettonica che crea soggezione in chi la osserva;


















Ogni immagine richiama un sentimento antico e al tempo stesso attuale: gli edifici ritratti seguono il gusto gotico proprio della sensibilità tedesca, sono abbandonati, ma sembrano essere stati lasciati da poco o popolati dai fantasmi di coloro che vi hanno vissuto. In questo sta il nucleo attrattivo dell'arte di Fennema: questi luoghi, pur essendo disabitati, non stanno sotto l'etichetta di house, ma di home.

All pictures © Sven Fennema

15 feb 2011

La stanza magica di Natascia

Prendete Hussar. Daddy's girl, o Cherrypie, per esempio. Spogliate le tele della malizia di cui sono impregnate, ma non trascurando di lasciare una sorta di sottile erotismo da lolita. Ora provate a immaginare le stesse opere pervase di quel senso fiabesco d'innocenza che caratterizza le bambole di Mijn Schatie. Quello che con tutta probabilità state provando a visualizzare potrebbe somigliare a questo:



Natascia Raffio è una giovanissima artista romana che vive a Pordenone e disegna da quando ha imparato a tenere la penna in mano, anche se, con ottime probabilità, i suoi personaggi e i mondi sognanti che crea sono dentro di lei da molto prima. Nasce come pittrice e comincia a esporre al di fuori della sua cameretta magica nel 1999, con la mostra "L'arte tra le righe" presso l'università Tor Vergata. Dal 1999 al 2004 salta da un'esposizione all'altra accaparrandosi diversi e prestigiosi riconoscimenti, quali il "trofeo San Valentino", "Timbro d'Autore",  la coppa "Image Art", "Golden Card", il premio "Picasso e le Donne" e, con l'occasione della biennale d'arte contemporanea Città di Roma "Jubilaeum 2000", il primo premio nella categoria disegnatori. Un curriculum di tutto rispetto che questa giovane artista decide di sancire definitivamente frequentando la Scuola Internazionale di Comics e iniziando una collaborazione con diversi editori e pubblicando i fumetti "Glam" e "Circus". Attualmente in lavorazione ci sono un altro fumetto, "Dandelion", e la graphic novel "Miss Macabrette non ha paura dei tuoni".

Natascia vive in un mondo interiore vivido e palpitante: creature tra l'angelico e l'erotico, con occhi profondi e sinceri, si spostano e interagiscono in mondi di colori tenui, spesso, però, squarciati da immagini forti e dal rosso del sangue, come a significare che il dolore fa parte ed è ingranaggio del piacere e della bellezza: senza l'accettazione di esso non c'è creazione né vita. Fin da piccoli gli incubi si mescolano ai sogni con spontaneità, e questo è quanto accade quando si guardano i suoi disegni o i suoi quadri; c'è qualcosa di profondo e attraente in essi, che al tempo stesso mette a disagio: la bellezza non è mai pulita, nasconde sempre un'ombra che ognuno può (e a mio avviso, deve) interpretare a seconda di ciò che ha tenuto al buio dentro di sé. Raffio si definisce una cosa "piccola, appariscente e fuori posto", come "un ciclamino sulla luna (nome di una sua linea di accessori, n.d.r.)": ma la percezione che si ha nell'ammirare le sue illustrazioni è che siamo noi, sulla terra, a essere fuori posto. Gli adulti - diceva Peter Pan - dimenticano gli universi paralleli in cui hanno vissuto da piccoli. L'artista ha un "difetto di fabbrica": non solo ricorda tutto, ma con la sua arte porta fuori di sé il suo mondo interiore e te lo regala, per aiutarti a ricrearlo, riconoscerlo, riviverlo. Natascia questa dote la gestisce con naturalezza: in quel mondo non solo ci crede ancora, ma ogni volta che disegna ci torna, un po' per malinconia, e un po', forse, perché laggiù tutto è più equilibrato, e non si soffre così tanto come accade, invece, da queste parti.

Immagini ©Natascia Raffio (da: illustrazioni, "Glam" e "Miss Macabrette")

http://www.natasciaraffio.blogspot.com
http://cyclamenonthemoon.blogspot.com

7 feb 2011

E Cassandra predisse il futuro del Live

Che Cassandra Raffaele fosse particolarmente affezionata ai suoi fans della rete ce lo aveva fatto capire grazie alla disponibilità con cui si è concessa a tutti coloro che hanno voluto intervistarla, anche per siti minori come il mio, e di carattere amatoriale. Il principio che la motiva è semplice: "La musica è un bene meraviglioso da vivere e condividere". E sulla base di questo concetto, ecco per voi una bella novità: questa sera, alle ore 21.30, in diretta dal canale ufficiale di Youtube di Cassandra, ci sarà la prima tappa del suo Buzz Tour. Ma che cos'è un Buzz Tour? Lei stessa ci spiega: "Il BuzzTour è l'estensione virtuale del tour reale. L'artista sceglie le canzoni e la location e realizza filmati amatoriali dell'esibizione in contesti non convenzionali. Una volta caricati su youtube entra in gioco il ruolo determinante dell'utente che, attraverso la condivisione (buzz), decide in prima persona chi invitare al concerto. Il tutto potenziato dai migliori strumenti di comunicazione tipici del web 2.0, Facebook, Twitter, Myspace, etc.". La location del tour potrebbe essere una tea-room, la sua camera d'albergo, uno scorcio di città: il bello è questo, non saremo noi ad andare da lei questa volta, ma lei a venire da noi. Il principio della condivisione virale entra in gioco in modo determinante e sulla base della gratuità, per garantire  che la musica arrivi a tutti senza barriere e al di fuori del circuito commerciale musicale gestito dalle major.

Potrete seguire il live di stasera, 7 Febbraio 2011, da questi links, dove troverete di volta in volta anche le info sulle successive tappe.



AGGIORNAMENTO: tutte le date del BUZZ tour nel flyer in calce: clicca per ingrandire


3 feb 2011

4000, 400, 40 Contraddizioni.

Sunrise at the station
In tempi di condivisione quasi esasperata, tra gli utenti della rete sta spopolando Tumblr, il blog che permette di ripubblicare i contenuti degli altri utenti sulla propria pagina. Si tratta, a mio parere, del cugino colto di facebook, quello che legge ancora i libri sotto il sole, per capirci, scrive sulla moleskine la sera, e anziché arare il prato di Farmville preferisce commentare con una frase poetica un disegno o una bella foto.
Southern Italy
E tra tutte le belle foto che si possono trovare nel circuito Tumblr, si nascondono discrete quelle della giovane fotografa Valentina Scocca, nel blog "40Contradictions". Valentina è esattamente come le sue foto: silenziosa, pacata, riflessiva. Ha studiato legge, ma se vi state immaginando un cliché chiuso nel proprio mondo di regole e di codici, vi state sbagliando. La cosa più bella da scoprire nelle persone, aldilà delle loro scelte professionali che le delineano solo in superficie, è quella sorta di "inner eye" che posseggono e che non amano mostrare con facilità al primo che passa. Valentina ha un "occhio interno" potente, icastico, poetico e - senza dubbio - artistico. Non è mica facile fare foto definibili artistiche, intendiamoci: non riesce alla maggior parte di tutti quelli che ci provano e di certo non mi piace abusare del termine. Non basta fotografare una tazza di the sul tavolino antico, per fare una foto artistica.
La Tour
Parlo quindi con coscienza, se dico che questa ragazza riesce - il più delle volte - a catturare quel "qualcosa" che sta sotto la banalità del quotidiano: a dipingere con lo sguardo. Vede di più, vede meglio, forse. Di certo non mi fa pensare che, seppure ingoiata dal rullo compressore della routine cittadina, passi per le strade senza fermarsi a riflettere. Per fortuna c'è ancora chi  vede della bellezza anche in una scritta sul muro. E, per fortuna, ci sono altrettante persone che questa bellezza la riconoscono, e hanno voglia di condividerla, come un contagio virale: ma è un virus buono, quello che apre la mente e il cuore, e fa entrare luce.

Link: http://40contradictions.tumblr.com

Tutte le foto sono ©Valentina Scocca per "40Contradictions"
(clicca sulle immagini per ingrandire)

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