5 feb 2012

Un bicchiere di Barolo di troppo

Dovete sapere che io ho le mie fonti, i miei informatori. Una dei quali, a sua volta, fa parte di un valido gruppetto di attentissimi della rete, che io chiamo "fashionspippolators", perché seguono con interesse Chiara Ferragni e selezionano tutto ciò che ritengono all'altezza nel campo della moda. Purtroppo a volte capita che, a forza di spippolare in rete, inciampino rovinosamente su qualche sito o blog che li imbarazza a tal punto che si sentono in dovere di fare nomi e cognomi. E per fortuna li fanno anche a me.

Ecco, dunque, come sono capitata su www.affashionate.com : il fashion blog di Elena Barolo.
Premetto che le critiche che ivi esporrò saranno argomentate nel dettaglio, per evitare l'effetto (purtroppo tutto italiano) "sono invidiosa perché è fortunata e quindi attacco", che personalmente non sopporto. Visitando i links dei video di Chiara Ferragni ho capito che questo è un cancro tutto nostrano, perché sui canali delle altre due fashion blogger che affiancano Chiara in  "Werelse", Andy Torres e Carolina Engman , non ci sono insulti gratuiti; eppure entrambe le fanciulle sono al pari straricche e strafortunate. Non vedo grosse differenze fra le tre, se non la nazionalità.

Ma veniamo al Barolo. Vi assicuro che risulterà molto più difficile berne un bicchiere dopo avere visitato Affashionate (Partendo dal titolo. Che senso hanno le lettere evidenziate in rosa? Compongono la parola 'A FATE? Cominciamo bene.) Però, cerchiamo di cogliere l'aspetto positivo. Il suddetto link è un perfetto vademecum che contiene tutto ciò che un'aspirante fashion blogger NON deve fare.  Vediamo perché.

  • 1 - Sono bella, quindi posso parlare di moda.
Credo che nessuno dotato di buon senso possa dire della Barolo (come, ancora non ve la ricordate? Ma sì, dài, la Velina!) che non è una bellissima donna.  È oggettivo. Quello che non è automatico è il pensiero che una bella donna possa parlare di moda solo perché le piace e perché è di bell'aspetto. Di certo è richiesto: ma non essenziale. Prima di tutto bisogna capirci qualcosa. Non basta sfogliare Vogue per occuparsi di moda. Ci vorrebbe anche una certa cultura, o quantomeno un gusto fuori dai canoni tradizionali. Che Elena, a mio parere, non ha. Altrimenti non proporrebbe un pitonato verde per un  matrimonio civile o non accosterebbe due toni diversi di maculato a un top fiorato.

  • 2 - Sono una modella, quindi posso pubblicare foto "in posa".
La fotomodella non è una blogger. La differenza tra una foto per una rivista, che spesso è integrata in un contesto a tema, è artistica. Non a caso Vogue chiede nientemeno a Demarchelier, Leibovitz, Toscani di firmare gli scatti dei servizi di punta. La foto artistica giustifica e soddisfa completamente due richieste: mettere in evidenza i capi ma anche la bellezza estetica di contesto e modella.
La fashion blogger ha un solo fine: quello di proporre il proprio look alle lettrici. Le foto del fashion blog sono quindi spesso più "da postalmarket" che da rivista patinata, ma c'è un perché: la protagonista non è la blogger, ma l'abito che indossa.
E qui la Barolo fallisce: non importa che ti scatti la foto col vestito laminato, se poi ti si vede solo la coscia e la posa da panterona. Vogliamo vedere cosa indossi, non quanto sei bella, ché quello è scontato, già lo sappiamo.

  • 3 - La risoluzione delle foto scattate non importa.
Niente di più sbagliato: se vuoi guidare le donne nella scelta di capi e accessori, li devi presentare più che puoi in una veste appetibile e cercando di non tradirne consistenze e colori. Come si fa a capire che spessore ha un tessuto, o quanto è finemente ricamato, se le foto te le fai con un cellulare a un megapixel?
Inutile linkare Blackberry, se poi utilizzi un modello base come il Curve per gli autoscatti. Meglio sarebbe stata persino una piccola vecchia kodak. Ma una macchina fotografica, suvvia, almeno.


  • 4 - Per fare tendenza basta elencare i vestiti che mi piacciono.
Irene Colzi
Falso. Per fare tendenza, tra quelli che ti piacciono, devi saper selezionare i capi che ti aiutano a creare qualcosa di tuo. Anche qui mi tocca riproporre Chiara Ferragni come esempio. Ma non solo: guardate Irene Colzi (foto) che gusto, che delicatezza e che piacevolezza negli accostamenti. Ci viene voglia di vestirci bene come lei, ci si immedesima. Di modelle ce ne sono tante, la differenza la fanno le donne in cui ci rispecchiamo (se non per conto in banca, per fisico, per età, quantomeno per semplicità). Già che ci siete, confrontate  le sue foto con quelle della Barolo e ditemi se non ho ragione ad affrontare quanto scritto al punto 2




  • 5 - avere un fashion blog fa di me una giornalista di moda.
Cito dalla sezione "about" (dove peraltro, la Barolo si autointervista. Ma Elena! Non sei la Fallaci!) :

[il fashion blog] oggi è il modo più veloce e diretto per far “sentire la propria voce”, in un mondo dove la concorrenza dal punto di vista giornalistico è spietata, e perché diventi automaticamente la “redattrice di te stessa”.

Questo mi fa molto irritare. Una giornalista di moda è un'amatrice, certamente,  - si è mai vista la Sozzani vestire male? - ma ha anche una cultura, un punto di vista critico e soggettivo, una capacità affinata con l'esperienza di capire quali tendenze avranno successo e quali no.
Una blogger è una blogger, a meno che non aspiri a diventare giornalista. E non una modella. 


La ScoMODAmente
Un esempio di giornalismo e moda tra il professionale e l'amatoriale lo trovate su La ScoModaMente (logo a lato).
Mi colpisce la qualità degli articoli e l'originalità con cui la redattrice (non scelgo la parola a caso) guida le scelte del suo blog, non dimenticando di occuparsi della madre della moda, l'arte. Oltre al fatto che pubblica ogni venerdì, con cadenza regolare, proprio come una testata vera e propria.

Vi ho convinti? Lo spero. Cercare la qualità anche in rete, sempre
Altrimenti l'effetto pecoroni non vi lascerà via di scampo(lo).


Si ringraziano i fashionspippolators per questo articolo: Valentina, Silvia, Carmen, Alessandro e Paola.

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