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24 mar 2012

Te la do io la musica! 1 - Heart to Heart

Ci sono canzoni che non si possono dimenticare.
Che ti frullano in testa sempre: sotto la doccia, a luci spente nel lettone, mentre stai pesando la cesta di banane al supermercato. Certe note non te le scolli dal cervello nemmeno se dovesse apparirti Patrick Swayze (rip) vestito come un budda chiedendoti di immolare la pellicola di Dirty Dancing in cambio della pace nel mondo.

Quindi mettiamoci il cuore in pace: dev'essere andata così anche per questa manciatina di note che a quanto pare hanno fatto la fortuna di ben tre gruppi diversi + una temeraria canadese (chissachiè) che ci ha fatto pure su la cover.

E proprio dal Canada partiamo, da una band il cui nome è "Heart", toh, di nuovo cuore, un leit motiv che ci accompagnerà fino all'epilogo, e vedremo perché.

Il gruppo nasce nel '63 grazie all'incontro tra il bassista Steve Fossen e i fratelli Mike e Roger Fisher che - incredibile originalità - sono fidanzati con due sorelle, Ann e Nancy Wilson, e - altra botta di originalità - non ci pensano due volte a integrarle al gruppo come vocalist (prima Ann e poi Nancy). Come dice il proverbio, mai mischiare amore con lavoro: entrambi nel giro di qualche anno perdono fidanzate e progetto: nel 1974 Mike abbandona per diventare fonico ufficiale della band e nel 1978 se ne va anche Roger.
Il... cuore del gruppo rimane nella presenza delle sorelle Wilson; e qui arriviamo al 1987, quando viene realizzato "Bad Animals", l'album in cui è inclusa "Alone", una ballad che si inserisce perfettamente tra le migliori nel panorama glamster di fine anni '80. Ma ascoltiamo questo capolavoro, e - soprattutto - affiniamo un po' l'udito per capire dove andremo a parare.




Bella, vero? Da strapparsi il cuore. Questo mix di capelli cotonati, chitarre elettriche e acuti ci cattura al primo ascolto. E al secondo. E al terzo. E al quarto, ehy, un attimo, al quarto mi ricorda qualcosa.

A questo punto lasciamo il Canada e torniamo in Europa, nella fredda Svezia, dove Per Gessle, lead vocalist dei Gyllene Tider (i "Tempi D'Oro") inciampa in Tomas Johansson, già manager degli ABBA, e gli fa ascoltare una ballad, "Svarta Glas", che viene riscritta anche in inglese con il titolo di "Neverending Love"; a questo punto Johansson, che non è proprio uno sprovveduto, aveva già presentato a Gessle la cantante Marie Fredriksson, già molto apprezzata in Svezia, e gli aveva proposto di formare il duo che verrà chiamato Roxette (come il singolo dei Dr.Feelgood, la band preferita da Gessle) per consentire ai Gyllene Tider di sbarcare più agevolmente negli Stati Uniti. Con l'apripista, insomma.
A unire il tutto ci pensa il produttore della EMI, Rolf Nygren: "Pearls of Passion" esce in Svezia nel 1986, interamente in inglese, ed è un successo. Nel 1988 viene distribuito negli USA e in Europa "Look Sharp", e il resto è storia. C'è però una traccia in questo LP che cattura la nostra attenzione: "Listen to your HEART", guarda caso una ballad. E secondo me il titolo non è stato scelto a caso. Ma ascoltiamola.




Carina, vero? Proviamo a riascoltare "Alone" e a cantarcela sopra: ma chi l'avrebbe mai detto! Combaciano.
Ma quindi possiamo dire che trattasi di plagio?
Ci vorrebbe lo spartito per poterlo affermare senza dubbi. Certo, però, le due ballad si somigliano parecchio, e il titolo, "ascolta il tuo cuore" potrebbe sottintendere che loro, LE CUORE, se le sono ascoltate per bene prima di scrivere la canzone. Ma sono solo supposizioni.

Anche perché, si sa, gli svedesi son discreti, anche quando giocano poco pulito. Noi italiani, invece, abbiamo il primato assoluto di trashaggine e saremmo sempre al primo posto se dovessero esistere gli Oscar mondiali di tale categoria.

Personalmente credo che quell'Oscar ce lo saremmo meritato cum laude nel 1997, dieci anni dopo il release di Look Sharp, e durante nientemeno che il Festivalone di Sanremo, dove il duo Jalisse, formato da Fabio Ricci e Alessandra Drusian (che nella vita dovranno per sempre ringraziare la Svezia per aver regalato loro quei cinque/dieci minuti di notorietà altrimenti dura da raggiungere) presentò "Fiumi di Parole" che incredibilmente VINSE. Vi faccio notare: VINSE PROPRIO LA MANIFESTAZIONE nella sezione NUOVE PROPOSTE. Soltanto in Italia possiamo accorgerci di un plagio, passarci sopra e addirittura premiare i colpevoli. Travaglio direbbe che è solo la nostra naturale predisposizione a crearci autoalibi, e avrebbe ragione.

Ecco l'imbarazzante pezzo che diede la vittoria ai nostrani Rossett.




La sola cosa che mi viene da pensare dopo l'ascolto è: ma come ha fatto quella gnocca della Drusian a stare con quella faccia da nerd di Ricci? Mistero!

Dopo tutto questo, come l'ha presa il mercato europeo? Si è fermato? È stata fatta la rivoluzione?
Macché: c'è posto per tutti. Se Michael Jackson riesce a portare in tribunale Al Bano senza vergognarsi che di Al Bano si tratta, è solo per colpa del Propofol. Ma ce li vedete i Roxette e gli Heart a disputarsela con Ricci-Drusian? Ma per favore! Sarebbe come se il McDonald e il Burghy si contendessero la nascita dell'hamburger. Una roba grottesca.

Per fortuna abbiamo l'ingenuità, la delicatezza e la paraculaggine di Celine Dion (Sììì LEI! Quella di "My HEART will go on!" ora lo vedete il Grande disegno Divino???) a rimettere tutto in ordine: nel 2007 viene realizzata la cover di "Alone" in versione strappalacrime e il cerchio si chiude.




Gli ultimi saranno i primi, e infatti Celine, con l'album che contiene questo pezzo, "Takin' Chances", guadagna più degli altri tre gruppi messi insieme.
Dal Canada al Canada, con tutto il CUORE.


20 mar 2012

Cosa diresti Fabrizio, di tutto questo?

Che cosa diresti, Fabrizio, tu che la tua Genova l'hai sempre onorata anche quando eri lontano, che hai sempre cercato di proporla con la sua storia, con la sua cultura, intatta nel tuo ricordo di fanciullo; che diresti delle decizioni di una giunta comunale che si dice interessata al Bene Supremo della città che governa, e che invece non fa che violentarla prendendo decisioni nocive su qualsiasi cosa: il commercio, il paesaggio, e oggi anche lo spettacolo?

Che cosa diresti, Fabrizio, se potessi vedere lo scempio che hanno fatto della tua Genova?

Io credo che saresti in piazza con noi, oggi, a urlare la tua delusione.



FONTE:  http://www.mentelocale.it/

Genova si spegne. Dopo anni in cui la politica cittadina ha puntato sulla cultura come volano per il rilancio della città, si spengono le luci dei teatri, dei festival, dei concerti. Si spengono oggi: il Comune non ha approvato il bilancio e la stragrande maggioranza delle manifestazioni culturali non potrà essere realizzata fino alla fine del 2012.
Alcune, dopo questa micidiale paralisi, non saranno più in grado di rialzarsi. Questo avverrà anche perché ad oggi la Regione Liguria non ha stanziato neppure 1 euro sul capitolo cultura.
Cosa succederà, quindi? Prima di tutto i cittadini non avranno più i servizi culturali che, da Voltri a Nervi, dal centro a Bolzaneto, in questi anni hanno aumentato la qualità della vita per i residenti e attratto i turisti. Dove c’è un teatro, un festival, un concerto c’è vita, c’è commercio, c’è un argine al disagio; la vivacità culturale di una città rappresenta l’identità dei cittadini che la abitano, è il suo biglietto da visita per il mondo, è uno dei perché valga la pena vivere in quella città e non scappare via. La vivacità culturale di Genova è uno dei motivi per cui la si ama.
Ma a Genova da oggi è il buio. Il bilancio non è approvato: le luci della città si spengono (e i circa mille lavoratori dello spettacolo restano a spasso). Questa mortificazione per Genova è un assurdo controsenso rispetto a quanto è emerso dalle pioneristiche indagini che l’Assessorato alla Cultura del Comune ha condotto sui teatri e sui festival genovesi: cioè che essi non solo rappresentano lavoro e indotto, ma che gli investimenti pubblici sul settore alla città ritornano moltiplicati. Da queste indagini, risulta che i genovesi sono assidui e appassionati frequentatori di teatro: in un anno oltre 600mila presenze in una città delle nostre dimensioni rappresenta un caso straordinario in Italia. Anche per i festival  i dati sono significativi: il pubblico coinvolto nel 2011 è di 183.000 persone. Tutto ciò significa, ancora, che i genovesi considerano lo spettacolo dal vivo e la cultura in generale un genere di prima necessità; che condividono quanto un giornale attento alla crescita economica come Il Sole 24 Ore sta da settimane ribadendo a gran voce: ovvero che senza cultura non c’è sviluppo.
Cosa succede invece? Non approvando il bilancio comunale, non possono essere emessi i Bandi a cui i teatri e i festival cittadini partecipano per ottenere gli indispensabili (e sobri) contributi per far vivere la città. Questi Bandi per lo spettacolo, dopo anni di contributi “senza regole”, sono stati perfezionati dall’Assessorato alla Cultura per offrire criteri di valutazione e trasparenza nell’erogazione dei fondi. Vogliamo buttare via tutto questo lavoro? Questi Bandi sono finanziati dai soldi dei genovesi e si traducono in un ottimo rapporto costi/benefici: lo spettacolo a Genova si intreccia indissolubilmente con il mondo della scuola, con il turismo, il commercio, il sociale, settori che contribuisce a rivitalizzare e alimentare. La mancata approvazione del bilancio sarà un gravissimo danno anche per questi settori. Ci sono pochissimi giorni per riparare a questo buio. Ci auguriamo che il senso di responsabilità verso la città prevalga.


TEATRO AKROPOLIS - Clemente Tafuri, David Beronio
TEATRO CARGO - Laura Sicignano
TEATRO DELL'ARCHIVOLTO - Pina Rando
TEATRO DELLA TOSSE - Emanuele Conte
TEATRO DELL’ORTICA - Mirco Bonomi
TEATRO GARAGE - Lorenzo Costa
TEATRI POSSIBILI -  Sergio Maifredi

ARTU/ FESTIVAL CORPI URBANI - Eliana Amadio
ECHO ART / FESTIVAL DEL MEDITERRANEO - Davide Ferrari
FESTIVAL DELLA POESIA– Claudio Pozzani
FESTIVAL GEZMATAZ - Marco Tindiglia
GENOVA FILM FESTIVAL - Cristiano Palozzi, Antonella Sica
SARABANDA / FESTIVAL CIRCUMNAVIGANDO - Boris Vecchio
SUQ - Carla Peirolero

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