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Il Cappellaio Matto esiste, ed è tra noi

CLAUDIA TOLONI

La fotografia delicata dei nostri ricordi

VALENTINA SCOCCA

L'occhio interiore di un'artista

28 dic 2010

Aperitivo in Note con... 1- Cassandra Raffaele & The Blue Cadillac


C’è stata la neve, a Milano, e l’aria si è cristallizzata in un’atmosfera malinconica, congelata in un attimo che sembra averla racchiusa in una palla di vetro, come un souvenir carico di sensazioni ovattate.
Il Blue Note è ancora chiuso: in attesa di sciogliere l’incantesimo d’inverno. Incontro Cassandra in un locale adiacente, e trovo una persona semplice, vera, umile e calda. È consapevole che X-Factor non è che un gradino superato in più, ma non certo il primo; e io, che ho amato la sua voce e ho sete di conoscere chi c’è davvero dietro a quel sorriso, le chiedo di iniziare dal...


15 dic 2010

Colazione con gli Zombi

Basta bon ton, parliamo di musica da pogo: un'idea per un Natale un po' diverso potrebbe essere cercare questo gruppo esordiente di Milano (foto a lato), i "Dead and Breakfast", e ascoltare il loro disco, il primo, dal titolo inequivocabile "The Zombie Show", che si apre proprio con le istruzioni per sopravvivere ai morti viventi; sonorità punk piuttosto pure (suggerimento ragazzi: occhio che il genere porta all'autocitazione, il prodotto andrebbe un po' più diversificato) con interessanti contaminazioni che provengono senza dubbio da bands come i Murderdolls di Wednesday 13 e dal batcave. Mentre lo ascoltavo mi è venuta voglia di buttarmi contro l'armadio. Non male per una che è a letto con la bronchite. Bravi, ma la vostra crescita è appena cominciata e la parola d'ordine dovrà essere "go ahead!". D'altra parte questo genere da horror movie, in Italia, non è ancora stato battuto a sufficienza: mettetevi al lavoro, potrebbe valere la pena di lavorarci sodo.

Intanto, eccovi il loro myspace: http://www.myspace.com/breakfastisdead

5 dic 2010

Note Blu per Cassandra Raffaele 19/12/2010

E adesso? Disse il telespettatore assuefatto, spegnendo la tv sui titoli di coda di X Factor, un po' confuso e smarrito.
E adesso viene il bello. Adesso, caro il mio telespettatore, hai la possibilità di dare un bel morso a chi il talento non ha bisogno di dimostrarlo in una trasmissione televisiva; adesso, puoi gustartelo dal vivo, seduto al tuo tavolo, con il tuo drink, nessun fonico incapace che alza le chitarre coprendo la voce del cantante a disturbarti, nessun giudice altrettanto incapace che ti faccia innervosire dicendo "non devi urlare quando fai blues", "non mi piace quando gracchi" o "non so come percepirei la tua voce se non ti vedessi così conciato". Ché gli artisti, mica sono prosciutti, mica sono meloni da esporre al mercato. E soprattutto: non sono dilettanti come pensi, caro telespettatore.

Cassandra Raffaele è una cantante a pieno titolo, paragonata (non a torto) per il timbro di voce alla grandissima Rita Pavone, con una profonda creatività e un grande amore per il rock e il blues. Figlia d'arte (il papà è Aldo Raffaele dei Terzo Potere), laureata in neuropsicopatologia, tecnico sanitario di giorno e distributrice di note blu quando cala l'oscurità, si esibirà il prossimo 19 Dicembre al Blue Note a insieme a The Blue Cadillac, proponendo un repertorio retrò e non solo,  arricchito dagli arrangiamenti ska/funk che abbiamo avuto già modo di pregustare e apprezzare nella stupenda interpretazione di "La Città Vuota" della grande Mina, riproposta in una chiave molto originale e moderna. Non perdete dunque questo appuntamento all'ormai mitico Blue Note di via Borsieri 37 e prenotatevi un posto in prima fila. 
QUI  trovate tutte le info di prevendita.

(Già che ci siete, leggete il curriculum musicale di Cassandra su un sito serio.)


Stelle con l'X Factor

Mi ero ripromessa di NON parlare di X Factor, visto che si tratta di un programma popolare e fondato sul dubbio meccanismo del televoto, ma quest'anno è diventata una questione di cuore e di principio, perché in finale ci sono arrivate due persone che per me meritano il primo posto pari merito, anche se agli antipodi (ma non così tanto come credete).


Nathalie Giannitrapani l'ho ascoltata per la prima volta grazie al suo ex bassista, Helio di Nardo, che mi mandò un EP targato "Damage Done" nel non lontano 2005, per una recensione sulla mia webzine, News On Stage. Mi innamorai subito del timbro graffiato di questa ragazza,  volli la band qui a Genova e approfittai della loro voglia di completare il tour includendo la mia città tra le loro tappe. Chiesi quindi a Fabio Giordano dello storico Madeleine Cafè (ormai purtroppo leggenda) di farli suonare in una serata promossa da noi e lui, dopo avere ascoltato il disco, si disse entusiasta. Quella notte, il 2 Aprile 2005, i Damage Done fecero uno splendido concerto, e soprattutto fummo tutti d'accordo (giornalisti, artisti e avventori) nel dire che di Nathalie avremmo sentito parlare in un modo o nell'altro. Tanto che, quando il gruppo annunciò di avere una nuova cantante, Valentina Gullace, peraltro bravissima, io mi presi la briga di stressare nuovamente il povero Helio e unii ai complimenti per la scelta della nuova cantante il commento che, però, mi sarebbe mancato il graffio sensuale di Nathalie Giannitrapani. Per fortuna che, da Helio a Elio, qualcuno ha rimediato.


Nevruz Joku invece, avrei tanto voluto conoscerlo prima del successo, per poterlo conservare in un ricordo al riparo dal resto del mondo, per vederlo e godermelo "grezzo", all'osso, anzi, alLE OSSA. Questo giovane artista ha qualcosa nel timbro vocalico che mi ricorda Mark Hollis dei Talk Talk, una voce particolare, sexy ma anche ironica, feroce, grintosa ma al tempo stesso accarezzata. Ho amato al primo ascolto il suo progetto musicale precedente X Factor (LE OSSA, appunto), in collaborazione con Dr. Scheletro, e credo che avrei sicuramente cercato di trascinare al Madeleine anche lui se solo avessi saputo della sua esistenza. Ormai è tardi: essendo pedinatissimo dalle aspiranti signore Joku, avrò certo problemi nel recuperarlo con un minimo di credibilità giornalistica (visti poi i commenti da camionista che mi lascio sfuggire sui social). Ma non è detto. Spero di riuscire ad arrabattarmi come al solito per stringergli la mano e magari sentirlo cantare in qualche posto un po' più raccolto e lontano dal caos, pur augurandogli il successo interstellare. Perché è sicuro: la luce di Marte (quella di Ziggy Stardust), gli arriva tutta, e la vita glitterata gli spetta di diritto. Su questo pianeta e oltre, allo spuntare del suo meraviglioso e ormai certo "Nuovo Giorno". 

365 Storie Cattive per fare una buona azione.

Cari amici/amiche,
vi chiedo di fare un piccolo gesto solidale: questa nuova antologia "365 Storie Cattive" (a lato), a cura dello scrittore Paolo Franchini, che contiene il mio racconto "Artigli" e quello di altri 364 autori famosi ed emergenti, è un'occasione per aiutare tutti i bambini affetti da Emiplegia Alternante, una malattia neurologica infantile molto rara, per la quale non esiste una cura.A.I.S.EA. Onlus , che si occupa di aiutare la ricerca, raccoglierà l'intero ricavato delle vendite dell'antologia, garantendo così la possibilità di dare una speranza ai bimbi che sono affetti da questo grave disturbo.  

Ecco dove potete trovare al momento l’antologia: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=544757  
Prossimamente sarà disponibile anche presso tutte le librerie FELTRINELLI.

Leggete 365 storie cattive, per essere buoni!
Grazie a tutti coloro che aderiranno, anche da parte degli altri autori che potete trovare QUI

Pessime storie: il prof. che non aveva capito niente

Fino a oggi ho proposto solo piatti gustosi, a questo giro invece il pepe ve lo spargo sul naso. Perché il libro che vedete a lato, "Bianca come il latte, rossa come il sangue" di Alessandro D'Avenia, tanto osannato dalla critica e spinto dalla casa editrice, è veramente un esempio di ciò che di peggio la letteratura contemporanea sta partorendo nel nostro secolo. Se Paolo Giordano vi è sembrato sopravvalutato, aspettate di leggere (in biblioteca, mi raccomando) questo: un concentrato di banalità e di superficialità da far spavento pure a Moccia (che, tutto sommato, non ha mai preteso d'essere preso sul serio). Di questo volume salvo solo l'idea di contrapporre i due colori, bianco per il vuoto e rosso per l'amore. Ero partita entusiasta alla lettura della prima pagina: mi aspettavo una storia "rossa come il sangue" e invece è stata solo "bianca come il latte". Di più: insapore. E soprattutto, mi ha fatto una gran rabbia. Perché non c'è spessore in tutto quel flusso pretenzioso di parole messe in bocca a un sedicenne. E pensare che l'autore è un insegnante, uno che dovrebbe cercare di dare gli strumenti giusti ai ragazzi, quelli che ti serviranno poi, da adulto, per stare a galla durante il maremoto. E invece cosa fa? Li riempie di vacuità semplicistiche, da prete di periferia, oserei dire. Il modo in cui il prof. D'Avenia affronta di superficie il cervello di  Leo, protagonista adolescente, si macchia di un peccato ulteriore e imperdonabile per uno scrittore: non c'è abbastanza adesione emotiva nella narrazione. Ho vissuto da ragazza quello che ha vissuto Leo, pur non essendo innamorata del mio compagno di classe che si ammalò a soli quindici anni. E davanti al dolore e all'improvvisa tridimensionalità della morte, che quasi abbracci nel suo disgregare la dignità e il corpo della persona, non conta più né sogno né illusione. C'è solo una profonda impotenza, un senso di smarrimento che ti divora l'anima, perché non lo accetti, non puoi accettarlo a sedici anni, che tutto debba finire prima che inizi. Non c'era nessun "caro Dio" a cui scrivere, solo tante domande senza risposta, tanti perché, che nessun adulto può riuscire a spiegare, e rabbia. Non la rabbia raccontata in queste pagine, che è più simile a un capriccio che a una reazione a un profondo silenzio Celeste. Non si può scrivere a tavolino un dolore di tale sorta, solo perché lo si ritiene "educativo" o "d' impatto" per i potenziali lettori. Non serve la retorica per spiegare la vita. Il dolore è quanto di più riesca a farci capire quanto essa valga, ma anche quanto sia profondamente ingiusta. E silenziosa: bianca come il latte.

Erotismo e cultura a portata di click

Di blog erotici in giro per la rete ce ne sono anche troppi, ma non è per niente facile gestirne uno che possa risultareveramente interessante. A mio parere, escluderei dalla lista quelli corredati di foto personali del tipo "grazie tesoro, ma se avessi voluto verificare se preferisci la brasiliana te lo avrei chiesto", quelli che richiamano i cataloghi di sex toys (per questo c'è sempre l'ottimo www.lelo.com) e quelli che sembrano il riassunto del kamasutra corredato di volgarità a caso che con l'erotismo poco hanno a che fare.
Tra i blog che preferisco ce n'è uno, neonato, che secondo me fa centro assoluto trattando di cultura, alternando brevi racconti, segnalazioni di eventi e recensioni di opere d'arte e libri a tema, il tutto utilizzando un linguaggio delicato e mai volgare: si tratta di 
www.bsatin.it , che più che un blog sembra proprio la dimora di questa anonima autrice che si nasconde dietro un velo di "raso nero" e un logo stilizzato che richiama un'intrigante e misteriosa Dark Mistress. Chi è Black Satin? Nessuno lo sa; quel che è certo, è che i contenuti da lei proposti sono molto interessanti e per nulla scontati o noiosi. Non è facile parlare di erotismo. Eccitare senza banalizzarenon riesce a tutti, purtroppo i vari blog di cui sopra ne sono la triste prova. Tra i pochi che riescono nell'intento, Black Satin, alla quale va il mio personale plauso e, spero, il vostro.

Fery e Cartessenza: il gusto del bijoux d'artigianato

Mi è spesso capitato di acquistare imitazioni di orecchini, bracciali, collane in finto acciaio (e già su questo concetto ci sarebbe da discutere. Da quando l'acciaio è un metallo prezioso, tanto da pretendere imitazioni? Meditiamo sul valore del brand e ribelliamoci) e ritrovarmi poco tempo dopo con oggetti scrostati, macchiati e inutilizzabili. Tutto questo per poter sfoggiare accessori originali e alla moda. Allora mi sono fermata un attimo e mi sono detta che, se a me cose come il patatone gigante (non so come altro chiamare la Breil Bloom
 ) stanno oggettivamente male e il mio portafogli non si sente alla loro altezza, è inutile insistere sulle grandi marche, meglio puntare a qualcosa di davvero unico. E, riflettendo, l'unica cosa che si possa dire davvero unica al giorno d'oggi è la bigiotteria d'artigianato, quella assemblata da artisti che puntano sul valore della loro creatività e della qualità dei materiali, garantendo che gli oggetti non si sfascino dopo un solo mese di utilizzo. Girando per la rete, quindi, ho intercettato due maghe del bijoux e ve le segnalo. La prima è Emanuela "Mae" Agrini, creatrice del brand "Cartessenza" (foto a sinistra, clicca per ingrandire), artista a pieno titolo (Guardate che cosa riesce a fare con la stessa tecnica di lavorazione dei suoi gioielli) che utilizza cartapesta dipinta, decorata e impermeabilizzata per creare oggetti resistenti e di indubbia originalità e qualità. I vostri acquisti non si scioglieranno alla prima goccia di pioggia, perché sono trattati con vernici speciali e faranno del vostro stile qualcosa di unico e difficilmente imitabile. 

Se lo stile Cartessenza non vi basta, ecco un'altra mente femminile di tutto rispetto che si è messa a vostra disposizione e vi propone diverse alternative: Sara Capoferri di "Fery" (a destra, clicca per ingrandire) presenta, tra le altre cose, tre linee degne di nota: "Fery Tales", la più divertente, ispirata alla natura, "Fery" la linea trendy che utilizza per la maggior parte il tessuto come materiale primario, e infine (STYLERS, mie care, questa NON potete farvela sfuggire!) "Vanity Fery", la linea glamour, la più preziosa e quella ispirata proprio al nostro magazine preferito, che impiega ottone, bronzo e rame interamente dipinti e montati a mano con pietre dure naturali (su richiesta anche semi-preziose).

Entrambe queste giovani artiste impiegano materiali riciclabili e riciclati, non inquinanti e in linea con un concetto di "donna soggetto", che sceglie, apprezza e sfoggia ciò che è di moda usando anche il cervello. Che aspettate? Scegliete anche voi qualcosa che vi renda uniche davvero e non una sola delle tante pecore nel gregge.

A chi hai detto "groupie", scusa?

Quando avevo la mia webzine, e me ne andavo in giro a intervistare gruppi emergenti, era inevitabile che a fine serata scattasse il commentino acido da parte di chi non aveva capito che passavo tutta la sera con gli artisti perché poi, il giorno seguente, avrei dovuto pubblicare un articolo o un'intervista. Una volta un ragazzo mi disse, senza mezzi termini, "ma la finisci di correre dietro ai cantanti?" e dovetti spiegargli con pazienza come stavano in realtà le cose.
Non sono affatto stupita, dunque, che anche Elena Giorgi
, organizzatrice di eventi a Milano, grande appassionata di Jazz e "criticona musicale", come ama autodefinirsi, abbia intitolato il suo blog "I'm NOT a Groupie". Dicono che non esistano donne veramente interessate alla musica. Dicono che alle donne interessino solamente i musicisti. Dicono un sacco di cose, quasi sempre brutte. Io dico... non sono una groupie!, afferma l'autrice, e lo dimostra con uno stile pulito e diretto e con la competenza che i malpensanti le sottraggono con le etichette gratuite. Si parla soprattutto di Jazz, in questo blog davvero piacevole, ma non solo: Elena è una grande appassionata e non disdegna qualche sortita nel mondo del pop e dell'hip hop, dimostrando di non essere affatto settoriale. Da secoli noi donne siamo costrette a dover dimostrare il nostro valore agli occhi di certi uomini convinti di saper fare di meglio. A questa categoria maschile mi rivolgo (non certo a tutti): per ora vi stiamo accontentando, ma ancora non vi siete stufati di fare sempre la figura degli stupidi? A voi la scelta...!

FashionBlaBla.it

Di blog a tema moda ce ne sono a centinaia e voialtre di questa community lo sapete bene, sempre col ditino pronto a cliccare sul più recente. Allora, dico io, non potete proprio farvi trovare impreparate e non visitare questo "FashionBlaBla" che è appena uscito dalla mente di Arianna Chieli, e dalla penna di collaboratrici davvero competenti e pungenti. Un esempio? Elena Torresani (che nella vita è anche scrittrice, è stata giornalista per GQ e ora collaboratrice di Aftersix.it), la bravissima fotografa Nikka DimrociTamara Nocco (fashion blogger), per citare solo alcune delle redattrici che fanno di questa rivista qualcosa di nuovo e, a dispetto del nome, di molto lontano dalla sola chiacchiera. Il punto di vista è fondamentale, e la moda non è esente dal giudizio di chi, pur amando la frivolezza di quel mondo, decide di non fermarsi alla superficie. Alla Chieli e al suo staff, 10 e lode.

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