La lingua inglese, per esprimere il concetto "casa", utilizza due termini distinti. "house", per descrivere l'edificio, l'involucro che contiene l'ospite, e "home", termine astratto che indica invece l'insieme di affettività, di sentimenti, sensazioni, proiezioni dell'uomo nei confronti dello spazio in cui vive. L' endiadi esprime il concetto unitario di spazio che occupiamo e in qualche modo riempiamo ogni giorno di noi stessi. Per questo, a un certo punto, diventa impossibile scindere home e house da ciò che consideriamo casa: essa diventa un aspetto della nostra vita che ci rappresenta tanto quanto la nostra immagine. In altre parole, vivendo nell'edificio, insuffliamo in esso un'anima, la nostra.
Dev'essere stato questo che ha notato l'artista tedesco Sven Fennema, la prima volta che ha fotografato una casa abbandonata: se c'è un soffio vitale, allora dev'essere reso visibile.
Sven Fennema, nato a Xanten (Germania) nel 1981, lavora nell'ambito della tecnologia delle comunicazioni, nel tempo libero si occupa di fotografia e ha una vera e propria fissa per i luoghi abbandonati. L'aspetto interessante che fa di lui un artista a pieno titolo è che, sposando l'inquadratura inusuale con il sapiente utilizzo delle luci e degli effetti digitali, le fotografie di Fennema appaiono - per paradosso - artificiose, quasi dipinti su tela, ma è proprio questa caratteristica a renderle "living pictures", così come egli stesso ha intitolato il progetto: immagini viventi.
Ogni immagine richiama un sentimento antico e al tempo stesso attuale: gli edifici ritratti seguono il gusto gotico proprio della sensibilità tedesca, sono abbandonati, ma sembrano essere stati lasciati da poco o popolati dai fantasmi di coloro che vi hanno vissuto. In questo sta il nucleo attrattivo dell'arte di Fennema: questi luoghi, pur essendo disabitati, non stanno sotto l'etichetta di house, ma di home.
All pictures © Sven Fennema