22 mag 2011

Antonella Boralevi - "Una vita in più"

All'inizio questo libro non mi era piaciuto. Lo trovavo un po' noioso, questo Ernesto, il professore omosessuale, e quella macchietta che è Lola, la ragazza calabrese, protagonisti della storia. Una storia che si apre con due persone molto sole, ciascuna con un passato che non riesce a dire, che non riesce a esorcizzare. Due persone agli antipodi, che hanno difficoltà a rapportarsi con la realtà, e preferiscono nascondersi: Lola tra gli emarginati, Ernesto nelle carte del suo studio. E poi c'è José. Giusto, di persone sole ce ne sono tre. Perché anche se è piccino, José, non è meno solo degli adulti che si ritrova intorno. Mi sembrava tutto già detto, già letto, un po' strano, quasi banale.
C'è però un percorso, a metà della narrazione, che si scorge, e man mano che lo si percorre si capisce che non è tutto qui, che non ci sono soltanto delle mere vicende, degli espedienti narrativi, ma forse un messaggio più forte, e che anche se si comincia con tre persone sole non è detto che si debba necessariamente finire con tre persone sole. Ernesto è un matematico: e in fondo anche il lettore lo sa bene, che 1+1+1 fa 3. E che a ogni addendo si possono aggiungere altri addendi. Alla fine del tragitto, quella "vita in più", potrebbe non essere una soltanto.

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